L’articolo qui proposto è stato presentato su facebook Home Philosophy- il gruppo il 19 aprile 2019 e costituisce il primo esperimento ludico di applicazione di una teoria filosofica in un contesto diverso da quello da cui e in cui la stessa teoria è stata elaborata.
KANT CERCA CASA
La casa che si vede nell’mmagine è l’abitazione in cui viveva Immanuel Kant (l’uomo ritratto a fianco) a Königsberg nel 1744 ed è proprio da qui che partiamo per questa pillola.

Seguitemi in questo esperimento:
Chiudiamo gli occhi e immaginiamoci Immanuel Kant entrare nella nostra agenzia immobilare del cuore, nostra o con la quale collaboriamo, per cercare casa.
Sicuramente dopo un breve colloquio un bravo agente immobilare dovebbe essere già venuto a conoscenza dei tratti salienti della sua storia, quelle informazioni utili a fare una prima scrematura delle possibili abitazioni da sottoporre all’attenzione del cliente.
Sarà quindi venuto a conoscenza del fatto che Immanuel Kant è un tipo piuttosto stanziale, dato che per tutto l’arco della sua esistenza ha sempre vissuto a Königsberg, la più orientale fra tutte le grandi città tedesche (città prussiana fino alla II guerra mondiale, quando è invece passata alla Russia con il nome di Kaliningrad).
Parlando con il cliente il nostro attento agente immobiliare avrà sicuramente colto le umili origini di Kant, la cui indigenza era tale che poté studiare solo grazie all’intervento di alcuni generosi beneffattori provenienti prevalentemente dal mondo del pietismo, mondo nel quale Immauel era stato educato alla morigeratezza dei mezzi e dei costumi.
Proprio parlando dei costumi e abitudini quotidiane di Kant si potrebbero ricavare altre preziose informazioni per scremare la possibile scelta di immobili da proporre.
Kant non si è mai sposato e ha sempre studiato molto, lavorando indefessamente all’università.
Pur non avendo vita familiare propria Kant consumava il suo unico pasto quotidiano sempre in compagnia (il numero dei commensali non doveva essere né inferiore a quello delle grazie né superiore a quello delle muse) e finito il pasto si dedicava ogni giorno a una specifica attività postprandiale : una lunga camminata in solitaria, nei pressi della sua dimora.
Abbbiamo quindi raccolto alcuni dati tecnici importanti, i must have della casa che Immanuel Kant sta cercando:
- Königsberg
- medio livello (non lussuosa)
- una camera da letto padronale
- uno studio
- una grande sala da paranzo con annesso salone per intrattenere gli ospiti
- una cucina non di grandi dimensioni
- la vicinanza di parchi ampi, ariosi e non molto frequentati
- locali di servizio per la servitù ( è pur sempre un uomo del ’700!)
Con questi dati il nostro ottimo agente immobiliare è sicuramente in grado di presentare a Kant alcune proposte…ma quale sceglierà il nostro illustre cliente?
Come sapete tutt* meglio di me nelle operazioni immobiliari la scelta viene compiuta grazie alla messa in campo di due diversi assetti del giudizio…
- uno che investe i dati tecnici dell’immobile, e
- uno che investe invece l’aspetto emozionale della visita e della stessa abitazione
e il bello e il suo giudizio ricadono proprio in questo secondo ambito, quello che, con le prole di Kant si chiama GIUDIZIO ESTETICO.
All’analisi critica sulle capacità di un giudizio riguardo al bello Kant dedica la sua terza Critica (dopo la Critica della Ragion Pura e la Critica della Ragion Pratica) che vede le stampe nel 1790: la CRITICA del GIUDIZIO.
La trattazione di Kant del bello è puntuale e particolareggiata ma possiamo tratteggiare alcuni degli aspetti salienti del suo pensiero calandoli nella realtà del nostro esperimento immobiliare.
IL PIACEVOLE
Il PIACEVOLE è soggettivo (varia da persona a persona), piace ai sensi (per come cioè è visto, sentito, toccato, gustato, odorato) e interessato (se troviamo qualcosa piacevole desideriamo anche che esista e sia nostro).
Che cosa NON è IL BELLO
Non è il PIACEVOLE – perché non è singolare e interessato
Non è il VERO- perché non ha valore conoscitivo
Non è il PERFETTO – perché non è adeguato nella realtà al suo concetto
Non è il BUONO- perché non impone alcun dovere morale
Non è l ‘UTILE – perché non è conforme al suo fine
ok…ma allora che cos’è Il BELLO?
Il BELLO è universale e disinteressato,
il BELLO è quella sensazione di piacevole che proviamo ma che non ha le caratteristiche del piacevole,
il BELLO è la relazione fra noi e ciò che giudichiamo bello,
il BELLO è ciò la cui contemplazione ci vivifica e pervade di un senso di piacere,
il BELLO è quell’indefinito che chiama chi lo contempla a darne un nome, una dimensione,
il BELLO è l’apertura, è ciò che ci scuote e ci intriga,
IL BELLO è ciò che pur essendo disinteressato può essere al contempo molto interessante, ovvero
IL BELLO è ciò che pur non essendo oggetto di interesse in sé può produrre interesse per sé o altro
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Ed ecco qui l’elemento finale che attendeva il nostro agente immobiliare: per poter suscitare un profondo e sincero interesse e quindi concludere l’affare dovrà assicurarsi che in ogni casa che presenterà all’illustre cliente ci sia il bello…ovvero dovrà proporgli solo immobili adeguatamente preparati con l’home staging.
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L’home staging nella lettura che qui vi ho proposto diventa così quell’attività capace di creare in una casa quel BELLO di cui un cliente ha bisogno per aprirsi alla possibilità del PIACEVOLE (di cui vuole entrare in possesso!) che la casa può essere per lui/lei.
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L’attività dell’home staging può allora essere letta come la creazione del bello, nell’immobile, che risveglia, apre, predispone l’animo e la mente del cliente a cogliere e a capire quanto la casa che sta visitando sia piacevole, quanto sia importante per lui che quella casa esista e che diventi sua.
La partita così è chiusa e il nostro buon agente immobiliare ha tutti gli elementi per concludere la transazione e a Kant non resterà che organizzare il trasloco.
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Ah…dimenticavo IL SUBLIME
Questo elemento ahimè non è controllabile dal nostro agente immobiliare…ma basterà organizzare una visita in una bella notte stellata (l’infinitamente grande) o durante un terribile temporale (l’infinitamente potente) per raggiungere lo scopo di aggiungere anche il SUBLIME all’esperienza immobiliare.
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Il giudizio estetico che indaga intorno al bello è chiamato da Kant giudizio riflettente, perché non dice tanto sull’oggetto su cui indaga quanto su chi vi ci riflette.
©Sarah E. Bagliani #lamentefunambola
Bibliografia:
- Gli ultimi giorni di Immanuel Kant- Thomas De Quincey Ed. Adelphi
- Critica del Giudizio – Immanuel Kant Ed. Laterza
- Contemplazione e interpretazione. L’estetica kantiana nell’analisi di Luigi Pareyson – Francesco Russo ACTA PHILOSOPHICA, vol.4 (1995)